Geologia della valle

La Valle di Ollomont, modellata tra rocce di diversa origine, offre, racchiuso al suo interno, uno spaccato della geologia delle Alpi Occidentali unico in tutta la Valle d’Aosta.

Per comprendere questa affermazione è necessario tuffarsi nel passato geologico e partire dal Giurassico inferiore, tra 190 e 180 milioni di anni fa, quando un antico oceano, la Tetide, separava il continente europeo dal continente africano. In questo contesto paleogeografico le rocce del basamento oceanico, costituite da peridotiti di mantello (rocce ricche di minerali ferromagnesiaci), erano ricoperte in maniera discontinua da basalti, sedimenti di fondo oceanico (radiolariti e calcari) e da enormi quantità di sedimenti terrigeni (marne, arenarie, brecce), questi ultimi provenienti dai margini continentali e trasportati da frane sottomarine. Nel Cretaceo medio, circa 120 milioni di anni fa, i due margini continentali iniziarono a convergere, con “sprofondamento” (subduzione) della placca oceanica al di sotto del margine africano.

Lembo di serpentiniti, con caratteristica alterazione bruno – rossastra, affiorante sulla sommità della Tête Blanche.

All’inizio del Terziario, circa 65 milioni di anni fa, la subduzione durata più di 50 milioni di anni ha fatto sparire l’oceano. Buona parte della crosta oceanica è scomparsa nella zona di subduzione e solo alcuni brandelli si sono preservati nei prismi di accrezione, accumuli caotici di sedimenti accresciuti contemporaneamente sul bordo della fossa di subduzione.

Il processo di convergenza ha portato alla collisione tra i due margini continentali, con inizio dell’orogenesi alpina, accompagnata da sovrascorrimenti e piegamenti, proseguiti fino a 30-25 milioni di anni fa, nell’Oligocene.

E’ così che le rocce appartenenti alle tre grandi unità paleogeografiche si sono sovrapposte, con l’insieme delle rocce oceaniche interposte tra le rocce di origine continentale.

Il metamorfismo che ha accompagnato l’orogenesi alpina, in particolare la fase di subduzione, ha però trasformato le originarie peridotiti di mantello in serpentiniti (rocce massicce di colore verde scuro-nero, bruno-rossastro all’alterazione), i basalti prevalentemente in prasiniti (di colore verde chiaro con ocelli bianchi), i calcari in marmi (giallo-bruni), le radiolariti in quarziti (bianche) ed i sedimenti oceanici in calcescisti e calcemicascisti (di colore marrone e grigio). Sono rocce che hanno subito trasformazioni mineralogiche e strutturali per effetto delle elevate temperature e pressioni cui sono state sottoposte nel corso del processo orogenetico, con temperature tra 400°C e 600°C e pressioni fino a 10 kb, corrispondenti ad oltre 30 km di profondità.

Nella Valle di Ollomont sono esposte le rocce appartenenti a questi tre grandi domini paleogeografici, con l’ampia parte centrale compresa tra il fondovalle e la cresta di confine, tra il Colle di Valsorey a ovest e la Fenêtre de Durand a est, passando per la Tête Blanche ed il Mont Avril, modellata prevalentemente nei teneri calcescisti deposti nell’oceano perduto. Sono le rocce che compongono anche i dolci pendii delle conche di By e di Thoules, con gli estesi preziosi pascoli.

I calcescisti, che rappresentano gli antichi sedimenti trasportati dalle frane sottomarine, comprendono, per effetto dei complessi piegamenti che hanno accompagnato tutta la fase orogenetica, intercalazioni di prasiniti, serpentiniti, marmi e, seppur in ridotta quantità, quarziti.

I marmi in particolare sono distribuiti sulle creste occidentali a nord del Col de Valsorey, distinguendosi nel Mont Trois Frères e nei Molaires de Valsorey, che offrono quasi uno scorcio di paesaggio dolomitico, e in piccoli lembi sulla cresta ad est del Col d’Amiante, con le forme bizzarre dei .... Les Champignons.

Mantenendo i rapporti paleogeografici originari, l’insieme delle rocce di questo oceano perduto ricoprono tettonicamente le rocce gneissiche del continente paleo-europeo, riconoscibili nelle aspre forme che delineano le pareti e le creste aguzze dei Dents du Velan, mentre a oriente, dal versante meridionale del Mont Faceballa al Mont Gelé, affiorano le resistenti rocce granitoidi del continente paleoafricano, costituendo le ripide pareti e le creste frastagliate del Mont Rion e del Trident de Faudery.

Lembo di verdi serpentiniti tra i calcescisti e blocchi di calcescisti marmorei lungo il sentiero bivacco Rosazza al Savoie - Rifugio Chiarella all’Amianthe.

Se i calcescisti, con le pietre verdi intercalate, sono ampiamente disponibili “in loco” a formare i preziosi suoli per le diverse specie floreali alle varie quote ed esposizioni, gli gneiss ed i graniti delle impervie pareti devono invece, per dare anch’essi il loro contributo all’eterogeneità dei suoli, essere trasportati a valle. E questo è stato fatto in passato dai ghiacciai, i cui processi erosivi, di trasporto e di deposito, hanno reso disponibili alle quote inferiori, sotto forma di rock-glaciers e, soprattutto, di morene, le rocce silicatiche.

Significativa a riguardo è la morena che contorna a occidente e alla fronte la conca delle Acque Bianche. Con il ritiro dei ghiacciai il trasporto delle rocce è ora affidato agli incessanti processi gravitativi e torrentizi, con la formazione delle estese falde detritiche, incise da corsi d’acqua che, quando si attivano, contribuiscono al trasporto verso valle dei blocchi, in alcuni casi costituendo conoidi che vanno progressivamente a colmare aree originariamente più depresse, come si osserva nella conca di By. Laddove l’energia dei corsi d’acqua diminuisce, per effetto delle blande pendenze, sono trasportati invece in sospensione solo i sedimenti più fini, colmando progressivamente depressioni originariamente occupate da specchi lacustri.

Un esempio è rappresentato dalla conca delle Acque Bianche, un tempo occupata da un lago, ora colmata da sedimenti ricchi di limo glaciale, trasportato dall’intreccio dei ruscelli che la percorrono.

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